Ovviamente, meteo e clima influiscono pesantemente sui componenti della birra e quindi sulla qualità della bevanda e sulla produzione, anche se, probabilmente, in maniera meno reattiva rispetto all’uva e quindi al vino. Il clima è sempre cambiato, come sono cambiati anche le modalità di produzione e gli ingredienti della birra. Diciamo, però, che nell’ultimo secolo abbiamo assistito a una standardizzazione di produzione delle diverse tipologie di birra e i cambiamenti climatici che stiamo sperimentando negli ultimi 50 anni, tendenti verso a un aumento delle temperature, stanno lentamente cambiando la qualità dell’antica bevanda. Infatti, con l’aumento delle temperature e le notevoli variazioni delle precipitazioni, può diventare più difficile coltivare orzo di alta qualità in alcune regioni.

grandine su campi di orzo

Nello specifico, il caldo anticipato e talvolta le improvvise  gelate, indeboliscono l’orzo, portando a una diminuzione della disponibilità e della qualità del cereale. Nel 2022 si è avuto un calo della produzione di orzo a livello mondiale del 16% e, fra tempeste di grandine e alte temperature, il raccolto dell’orzo italiano destinato ai birrifici artigianali agricoli, secondo il Consorzio Birra Artigianale, è diminuito del 15%. Nel nord Italia la resa è passata dai 40 quintali per ettaro del 2022 ai 34 quintali del 2023. Ma anche la coltivazione di luppolo risente delle variazioni di calore e di precipitazioni. Per crescere correttamente, il luppolo ha bisogno di un intervallo di temperatura e di un livello di umidità specifici.

pianta di luppolo

Gli attuali cambiamenti climatici possono alterare queste condizioni, portando a rese inferiori e a un luppolo di qualità più scadente. In particolare, secondo una ricerca apparsa su Nature nel 2018, i caldi improvvisi portano alla fioritura anticipata, mentre le gelate fanno perdere alla pianta le proprie caratteristiche. I ricercatori prevedono che i raccolti di luppolo nelle regioni europee diminuiranno tra il 4% e il 18% entro il 2050 se gli agricoltori non si adatteranno al clima più caldo, mentre il contenuto di alfa acidi nel luppolo, che conferisce alle birre il loro sapore e aroma caratteristici, diminuirà del 20-30%. I ricercatori hanno confrontato la resa media annua del luppolo aromatico nei periodi 1971-1994 e 1995-2018 e hanno riscontrato “una significativa diminuzione della produzione” di 0,13-0,27 tonnellate per ettaro. In Germania, il secondo produttore di luppolo al mondo, le rese medie di luppolo sono diminuite mediamente del 12% con punte del 19% nello Spalt (area del land della Baviera). Per far fronte all’aumento delle temperature e alla diminuzione delle precipitazioni, alcuni coltivatori di luppolo hanno spostato le coltivazioni ad altitudini più elevate e in aree di coltivazione con maggior approvvigionamento idrico e hanno modificato la distanza tra i filari. Per quanto riguarda l’Italia, il Consorzio Birra Italiana e Coldiretti hanno comunicato un crollo della produzione di luppolo con un calo del 20% nel 2023 a causa del maltempo che, fra eventi estremi, come nubifragi e alluvioni, e temperature medie più elevate, hanno determinato una diminuzione sensibile delle rese per ettaro coltivato, mettendo a rischio il futuro della birra artigianale. Gli effetti di questo cambiamento climatico, hanno colpito le coltivazioni di luppolo nazionale concentrati in particolare in Piemonte, Emilia Romagna, Friuli, Veneto, Lombardia, Umbria e Abruzzo.

Seri problemi possono riguardare anche l’acqua, il principale ingrediente della birra. I cambiamenti climatici possono portare a variazioni nella disponibilità quantitativa e qualitativa dell’acqua. Siccità, inondazioni e altri eventi meteorologici estremi possono influenzare l’approvvigionamento idrico, stressando la produzione di birra conforme agli attuali standard qualitativi. Quindi, il risparmio idrico da qualche anno impegna i maggiori birrifici: rispetto al 2010, Heineken, ad esempio, ha indicato di aver tagliato i consumi di acqua del 44% grazie a “significative modifiche nell’iter di produzione”. Tutti questi fattori possono contribuire a diminuire la disponibilità e la qualità della birra e ad aumentarne i costi di produzione. Di conseguenza, l’industria del settore sta iniziando a prendere sul serio i cambiamenti climatici e sta esplorando modi per adattarsi alla nuova situazione climatica. Innanzitutto, per proteggersi dagli aumenti dei prezzi, diversi birrifici hanno stipulato contratti pluriennali con i propri fornitori, assicurandosi così prezzi fissi. Inoltre, numerosi esperti di agronomia e scienza del clima, di scienza alimentare ed economia stanno studiando i potenziali effetti del cambiamento climatico sulla produzione di birra ed esistono organizzazioni, come la Brewers Association e la Sustainable Agriculture Initiative, che stanno valutando in che modo è possibile affrontare l’impatto del cambiamento climatico sulla produzione di birra e quali pratiche sostenibili promuovere nel settore, non da ultimo l’utilizzo delle tecniche di ingegneria genetica (prodotti OGM). L’ingegneria genetica applicata al luppolo, ad esempio, mira a migliorare le caratteristiche del luppolo stesso, come la produzione di composti aromatici e il contenuto di alpha-acidi (che conferiscono amarezza), e la resistenza a malattie e stress ambientali. I principali obiettivi includono la creazione di varietà più produttive più resistenti a malattie o agli effetti del cambiamento climatico.

«È possibile selezionare elementi come la tolleranza al gelo o alla siccità. Anche le malattie stanno cambiando a causa dei cambiamenti climatici» ha detto Paul Mitchell, professore di economia agricola e applicata presso l’UW Madison e membro del gruppo di lavoro della Wisconsin Initiative on Climate Change Impacts Agriculture, che sta ricercando modi per aumentare la resilienza dell’agricoltura ai cambiamenti climatici attraverso diverse tecniche di selezione. Tra le priorità, la stabilizzazione di colture di orzo con un’elevata tolleranza alla siccità. Dabo Guan, economista all’Università di East Anglia a Norwich, nel Regno Unito ha elaborato un modello matematico che prevede gli effetti del cambiamento climatico sulla produzione di orzo e come questi influenzeranno l’offerta e i prezzi. Secondo Nature Plants, in futuro la birra potrebbe diventare scarsa e costosa soprattutto per effetto dei periodi di siccità e di calore che incidono notevolmente sulla crescita dell’orzo. Se la temperatura aumenta costantemente a causa del riscaldamento globale, il prezzo della birra potrebbe raddoppiare in futuro e addirittura quadruplicare in alcune parti del mondo. ma “di “doman non v’è certezza..” Prost!


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