Uno spazio dedicato a chiarimenti sui termini e su alcune definizioni utilizzate nel campo meteorologico è quanto mai necessario visto che spesso nei vari media (giornali, tv, web, radio) troviamo scritti o si enunciano termini inappropriati per indicare una condizione o uno stato meteorologico se non inventarsi terminologie che non hanno alcun fondamento scientifico ufficiale. E’ uno spazio dinamico, in quanto verranno via, via aggiunti ulteriori nuovi termini e definizioni.
SCIENZA – la si definisce (Oxford) come lo studio sistematico della struttura e del comportamento del mondo fisico e naturale attraverso l’osservazione, la sperimentazione e la verifica delle teorie rispetto alle prove ottenute
Richard Feynman affermava che la scienza è credere nell’ignoranza degli esperti. Infatti la scienza si fonda sull’incertezza e il dubbio. L’incertezza è parte fondamentale del progresso scientifico, ma nulla è certo o provato oltre ogni dubbio e se si investiga lo si fa per curiosità, non perché si conosce la risposta.
Piero Angela evidenziava che la scienza non è democratica, non può esserlo ! Non è per maggioranza che si decide la validità di una tesi!
Quello della validità dei risultati scientifici è un argomento spinoso che che induce a un ragionamento complesso, lungo e anche filosofico, che prende in considerazione la definizione di teorema, ipotesi, metodi di procedimento e metodo scientifico di tipo galileiano non sempre applicabile, e la meteorologia è uno di quei campi complessi, dove tale metodo non può essere applicato.
Un teorema/teoria risulterà valida fino a che non si trovano evidenze che la confutino. La scienza esatta NON ESISTE, ma l’importante, come diceva Einstein, è non smettere di porsi domande e avere dubbi.
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INQUINAMENTO – E’ un’alterazione dell’ambiente, naturale o dovuta ad antropizzazione, da parte di elementi inquinanti. Esso produce disagi temporanei, patologie o danni permanenti per la vita in una data area, e può porre la zona in disequilibrio con i cicli naturali esistenti. L’alterazione può essere di origini diverse, chimica o fisica. Nonostante alcuni fattori siano inequivocabilmente definibili come inquinanti e anche la loro presenza anche in tracce nell’ambiente sia inquinamento , come emblematicamente avviene per la TCDD (una delle diossine più nocive), non esiste a priori una sostanza o un qualunque fattore dovuto a agenti fisici, chimici e biologici di per sé inquinante o non inquinante. È la specificità e la dimensione dell’evento che può essere inquinante. Sostanze apparentemente innocue possono compromettere seriamente un ecosistema. Ad esempio, il cloruro di sodio, il comune sale marino, in mare, a determinate concentrazioni non è ovviamente un inquinante, ma la stessa concentrazione nelle acque interne dolci ovviamente lo sarebbe.
È quindi inquinamento tutto ciò che è nocivo per la vita o che altera in maniera significativa le caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua, del suolo e/o dell’aria, tale da cambiare la salute, la struttura e l’abbondanza degli esseri viventi e/o dei flussi di energia, soprattutto in merito a ciò che non viene compensato da una reazione naturale o antropica adeguata che ne annulli gli effetti negativi totali. Benché possano esistere cause naturali che possono provocare alterazioni ambientali sfavorevoli alla vita, ad esempio i fumi di un incendio di origine naturale, o esalazioni sulfuree di origine geologica, il termine “inquinamento” si riferisce in genere alle attività antropiche. In teoria tutte le attività e l’ambiente costruito dall’uomo costituiscono l’inquinamento dell’ambiente naturale, in quanto interagiscono con lo stesso, mutando la sua conformazione originaria
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METEOROLOGIA– è la scienza che studia l’atmosfera terrestre e i fenomeni di varia natura che in essa si verificano (dinamici, termodinamici, ottici, elettrici,…)
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IL TEMPO (Weather) – è lo stato fisico dell’atmosfera in un determinato momento e luogo, ovvero è il complesso delle condizioni meteorologiche di una località più o meno ampia per un periodo di breve durata (12-24 h)
È il cielo come APPARE
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CLIMA – è l’insieme delle condizioni atmosferiche (temperatura, umidità, pressione, venti) che caratterizzano una regione geografica per lunghi periodi di tempo (almeno 30 anni) e ne determinano il tipo di vegetazione, la flora, e la fauna.
Regioni diverse, hanno quindi climi differenti (desertico, montano, polare, mediterraneo…). In definitiva è il tempo ATTESO
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CALDO TORRIDO: si ha nei casi di bassa umidità relativa (Ur al di sotto del 35%) e con temperature elevate, solitamente più elevate che nel caso di giornate afose (> 34°C). E’ il classico caldo desertico. Ha meno implicazioni cliniche in quanto il corpo riesce a mantenere la sua temperatura per lo più costante in quanto il sudore riesce a evaporare senza difficoltà. Bisogna però stare attenti ai colpi di sole e, soprattutto alla disidratazione, che può giungere improvvisa. Quindi coprirsi la testa e bere di frequente…acqua.
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CALDO AFOSO: si ha nei casi di aria particolarmente umida ( 45%-50% nelle ore più calde, range che si può alzare fino 70-80% con temperature (T) intorno ai 26-28°C), anche con temperature abbastanza elevate fino a 32-33°C, raramente oltre. La sensazione è peggiore che nel caso di caldo torrido, l’aria risulta più “opprimente”; l’evaporazione del sudore è resa più difficile dall’aria circostante maggiormente satura di vapore e il corpo fatica a raffreddarsi. Sono frequenti i crampi di calore e i colpi di calore. Ecco perchè si consiglia di stare in posti areati e freschi. Lo troviamo tipicamente nei mesi estivi nei centri urbani prossimi a laghi e mare.
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TEMPESTA:
Violenta perturbazione atmosferica, di varia estensione e durata, caratterizzata da vento fortissimo (> 48 kts) e precipitazioni intense
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TEMPESTA SOLARE
Violenta attività solare che si origina nelle aree attive della superficie solare con alta concentrazione di campi magnetici, con brillamenti e notevoli espulsioni di plasma
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TEMPESTA DI CALDO (?)
Ultimamente è andata in “onda” un nuovo termine: la tempesta di caldo che per l’appunto NON ha alcun fondamento scientifico e, soprattutto, NON esiste nella letteratura meteorologica ufficiale. il termine esatto da utilizzare è ondata di caldo o di calore.
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ONDATA DI CALORE
un’ondata di calore si ha quando si verificano almeno 3-4 giorni (ondata breve ) o 5-8 giorni (ondata lunga) consecutivi in cui la temperatura massima è superiore al 90° percentile di quel determinato giorno rispetto al periodo climatologico di riferimento su un’area vasta (WMO).
EFFETTO SERRA – ormai tale termine ha assunto un significato totalmente negativo per la vita umana attuale e futura. Ovviamente, come spesso accade, tale accezione, è dovuta all’azione negativa da parte dei media che associa tale effetto ai cambiamenti climatici e all’aumento dei gas serra che hanno subito la stessa sorte, in particolare la CO2 che invece, come vedremo, è essenziale per la vita sulla terra.. L’esistenza dell’effetto serra fu intuito dal fisico-matematico francese Fourier nel 1824 e dimostrata dal fisico irlandese Tyndall nel 1859. Il clima della Terra è guidato dal continuo arrivo di energia dal Sole. Circa il 30% di tale energia viene riflesso nello spazio, mentre il restante 70% viene assorbito dall’atmosfera e dalla superficie del pianeta. Grazie all’effetto serra, la temperatura media della Terra si mantiene a +15°C circa e rende possibile la vita come la conosciamo attualmente (sarebbe a -18°C in assenza di tale effetto).
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Le Bombe d’acqua…questa no!
Sono ormai anni che ogni nubifragio viene tradotto come un’azione di guerra, tanto per mettere un pò di paura e ansia in chi si aspettava il classico acquazzone invece delle bombe. L’associazione del nome “bomba” con la tipica figura della formazione di un nubifragio, inoltre, richiama alla mente l’aspetto di una bomba ben peggiore: quella atomica! E l’effetto terrore è definitivo.
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Dal punto di vista mediatico la cosa funziona e attira l’attenzione delle persone, ma dal punto di vista meteorologico la dicitura è completamente ERRATA! Quelli della mia generazione hanno giocato con le bombe d’acqua, specie in estate, per alcuni noti come gavettoni, che altro non erano che palloncini o secchi riempiti d’acqua che si gettavano addosso a persone, non sempre note, ignare di ciò che gli stesse capitando.
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In meteorologia un nubifragio è una precipitazione piovosa particolarmente intensa, durante la quale il tasso di pioggia caduta (rain rate) è uguale o superiore a 30 mm per ora. Nonostante solitamente abbia una breve durata, data la sua intensità, questo fenomeno è in grado di creare condizioni di allagamento e inondazioni. Esistono per le “bombe meteorologiche“, definite come cicloni in cui la pressione a livello del mare decresce alla velocità di 1hPa/h per almeno 24 ore (Bergeron – meteorologo svedese). La definizione di Bergeron si riferisce a una latitudine di 60° circa: per una latitudine generica (φ) occorre moltiplicare per sen φ /sen 60. Per il Mediterraneo i limiti sono rispettivamente 20 hPa/24h per il bordo settentrionale e 14 hPa/24h per quello meridionale.
Storm Naming
Questo è un argomento a cui tengo particolarmente, vista la fantasia di nomi che i media ripropongono continuamente da anni e anche di errori che continuamente commettono nella comunicazione. Ovviamente loro hanno la colpa di NON seguire le indicazione di Enti Istituzionali preposti a comunicare ufficialmente la nomenclatura, ma di riproporre, dando quindi credito, i nomi fantasiosi creati ad arte da siti meteo che di professionale non hanno molto, visto che cercano la visibilità contando sul numero di accessi al proprio sito, senza tenere conto della correttezza dell’informazione.
La nomenclatura dei cicloni tropicali, che sarà oggetto di un altro articolo dedicato a queste “furie” della natura, ha una storia secolare, ma solo nel 1979 venne data la regola definitiva ancora in vigore, con le liste dei nomi quinquennali che vengono di anno in anno compilate e aggiornate dai vari RMSC (Regional Specialized Met Centre) coordinati dal WMO. In Europa c’era invece l’abitudine di dare nomi ai cicloni extratropicali di una certa intensità, ma ognuno dava nomi propri a seconda della nazione di transito, generando molta confusione, anche se nel tempo si andata sempre più affermando «l’autorità» dell’Università di Berlino, che però prendeva in considerazione solo quelli che investivano l’europa mittle-europea e occidentale, tralasciando quelli, ad esempio, che interessavano il bacino mediterraneo. Con l’avvento dei siti web meteo, come dicevo, si è generata una certa anarchia che ha creato una maggiore confusione tra gli utenti anche per la risonanza data dai media. un problema di comunicazione non solo italiano, ma europeo in generale. Per ovviare a questa confusione, la maggior parte dei Servizi Meteorologici Nazionali (SMN) europei, facenti parte di EUMETNET (una Organizzazione internazionale nata da accordi tra SMN, che ad oggi vede la partecipazione di 31 membri/Stati) , hanno dato vita al progetto «STORM NAMING» divenuto operativo nel 2021.
A tal fine, l’Europa è stata divisa in 6 gruppi di Paesi aventi caratteristiche meteorologiche e climatiche simili, i cui servizi Meteorologici Nazionali si devono coordinare fra loro per la scelta dei nomi. L’Italia, per il tramite del Servizio meteo dell’AM, è competente per l’area del Mediterraneo centrale insieme a Slovenia, Croazia, Macedonia del nord, Montenegro e Malta.
Affinché una tempesta conservi lo stesso nome per tutto il suo ciclo di vita, è infatti necessario che una volta “battezzata” dal servizio meteorologico nazionale del primo Paese colpito, il suo nome venga mantenuto anche quando transiterà sul territorio di tutte le altre nazioni che attraverserà.
Tuttavia se non solo si forma in un’area ma anche se la depressione cambia le proprie caratteristiche attraversando un’area (come spesso avviene quando un minimo atlantico entra nel Mediterraneo) ovvero quando si ha una ciclogenesi, allora il ciclone potrà essere rinominato. Non tutti i cicloni extratropicali vengono battezzati, ma solo quelli che hanno determinate caratteristiche meteorologiche (intensità dei venti, persistenza, valore di pressione…).
Ha senso dare un nome ai cicloni in quanto questi hanno una genesi, ovvero si formano, evolvono e si colmano, con cessazione dei suoi effetti. quello che invece NON ha alcun senso, ne logico ne scientifico, è dare nome agli anticicloni o alle ondate di calore, come purtroppo invece accade soprattutto in Italia, dove con nomi che spesso evocano ambienti infernali, terrorizzano la maggior parte della popolazione, agendo anche dal punto psicologico. i due anticicloni che interessano l’area del Mediterraneo e l’Italia sono due, sempre gli stessi: l’anticiclone delle Azzorre e quello africano che hanno si caratteristiche ed effetti differenti, ma sono sempre gli stessi che si spostano e ritirano sull’area mediterranea e sull’Europa centro-occidentale. Quindi, per favore, evitate di ripetere terminologie sbagliate e lasciate i vari Cerbero, Caronte, Annibale, Scipione, etc, alla mitologia e alla storia!
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